Abbiamo due tristi primati. Viviamo nella regione più inquinata d’Italia e nella regione con più alto consumo di suolo. Da questa consapevolezza, che credo sia ignota alla maggior parte delle persone, dobbiamo sviluppare concrete politiche che coniughino ambiente e sviluppo, crescita e qualità della vita.

Siamo prigionieri delle polveri sottili. La loro concentrazione in Lombardia è pari solo a quella di alcune zone della Polonia e a quella della Terra dei Fuochi. Di fronte a questa emergenza in questi anni si sono opposte solo scelte difensive e di corto respiro, come il divieto di circolazione per le auto a gasolio Euro 3 o Euro 4 quando le concentrazioni sforano i livelli consentiti.

Dov’è la strategia per favorire una svolta vera, di lungo periodo? Diversi Paesi europei, tra cui l’Olanda e la Francia, hanno già fissato nel calendario la data in cui sarà vietato vendere auto che non siano elettriche o ibride. Lo ha fatto anche l’India, fissando la data al 2030. L’India, ma non la Lombardia. E lo stesso discorso fatto per l’aria possiamo e dobbiamo farlo per l’acqua l’inquinamento dei suoli, la mancanza di un piano per lo smaltimento dell’amianto.

Sull’ambiente ci giochiamo una partita decisiva. Il mio impegno è di marcare una netta discontinuità rispetto a quanto ha fatto – o, meglio, non ha fatto – il centro destra. Occorre farlo sia per responsabilità nei confronti delle generazioni a venire sia nell’interesse della nostra economia e delle nostre imprese, per la qualità della nostra vita oggi e nel futuro. C’è una fortissima di domanda di prodotti green, dai beni di consumo al cibo di qualità, in Italia e all’estero, senza contare che sostenibilità vuol dire anche risparmiare sulle materie prime, limitare i consumi, sfruttare le energie rinnovabili – e questo per le imprese vuol dire limitare i costi ed essere più competitivi.

Anche questo quindi è un elemento fondamentale del mio, del nostro progetto per la Lombardia: una Lombardia prospera che sia al contempo la regione più verde d’Europa.


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