Mentre valutiamo con favore la formazione di un tavolo sulla discarica di amianto e auguriamo loro un proficuo lavoro di controllo e informazione, non possiamo nascondere che viene compiuto un ulteriore passo verso la presenza e l’accettazione di una grande discarica in una posizione sbagliata. Come se ci si fosse già rassegnati ad una vicina indesiderata ma da sopportare, ad un boccone amaro ma da ingoiare.
La discarica di amianto non arriva per un segno del destino. Arriva per le azioni e pressioni non fatte a suo tempo dalle amministrazioni Pezzoni e Imeri verso Regione Lombardia che doveva capire la criticità della posizione. Arriva per la sottovalutazione dell’impatto sul nostro territorio da parte dei Comuni riuniti in SABB, costretti in una relazione poco virtuosa con il socio privato di Team che raccoglierà i principali frutti economici dell’operazione.
Con i vertici regionali, l’amministrazione Imeri deve ancora spiegare ai trevigliesi cosa ci fa una discarica di amianto a due passi dalle loro case, da un prossimo insediamento immobiliare nell’aerea ex Baslini e da una stazione ferroviaria che movimenta migliaia di persone al giorno.
Dovrebbe anche spiegare cosa ci fa un distributore di benzina nel progetto dell’area Foro boario dopo aver allontanato tutti i distributori dal centro, cosa ci fa un’autostrada nella campagna tra Cerreto e Geromina dopo aver inaugurato l’AgriMuseo orizzontale, a cosa servono tutti i supermercati che ci stanno avvolgendo in ogni area libera e come pensano di fermare tutti i capannoni della logistica dopo aver predicato che non sarebbe finita così.
Non basta far bello il centro con 7 alberi ad alto fusto in Via XXV Aprile se tutto il resto ‘va a rane’.
PD Treviglio
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