Da qualche tempo si è tornati a parlare di cittadinanza per via della nuova legge in discussione in parlamento, attualmente ferma alla camera del Senato.
Come Giovani Democratici ci è sembrato opportuno fare da “scorciatoia informativa” nel mare di notizie, e aiutare i lettori ad orientarsi nell’argomento:
Anzitutto, cosa è la cittadinanza?
è una condizione di appartenenza di una singola persona a uno stato.
Con essa, un individuo può vantare e far valere i suoi Diritti mentre, d’altra parte, gli vengono attribuiti dei Doveri da assolvere.
Grazie alla cittadinanza possiamo esercitare la nostra sovranità di cittadini, partecipare direttamente alla politica e al voto, nonché pretendere che ognuno viva in libertà senza ledere quella altrui.
Insomma, la cittadinanza è la condizione fondamentale per vivere – ma soprattutto convivere– in una società democratica.
Spesso, è affiancata al concetto di Stato – quindi un territorio ben delimitato- e da quello di Nazione – ovvero, la condivisione di una storia e/o una cultura comune.
Ma allora come si diventa cittadini Italiani?
Per semplificare i concetti, esponiamo le modalità esistenti più generali per ottenere la cittadinanza;
Ius: sanguinis, soli e culturae
Attualmente, per ottenere la cittadinanza, la legge prevede lo Ius Sanguinis:
“almeno un genitore deve essere di “sangue” italiano perché l’individuo abbia diritto alla cittadinanza per nascita“.
Può anche valere come regola per chi ha antenati- quindi parenti non diretti- di origine, ma in questo caso occorrono anche ulteriori passaggi di cui non tratteremo.
Non è apparentemente un ragionamento sbagliato, l’origine è ben comprovata in questo caso. Può bastare?
Se pensiamo a tutte quelle persone che vivono sul territorio Italiano da decadi o ci sono nate e vissute assorbendo, quindi, la cultura del nostro paese tanto da integrarsi pienamente, queste persone ad oggi NON hanno diritto di essere chiamati Italiani.
Perché anche loro ottengano appieno questo titolo devono fare richiesta seguendo svariate procedure- dipendono dai casi: es. matrimonio con un italiano; residenza da oltre 4 anni; ecc- . Nessuna esclusione dunque da parte dello stato, ma il tutto potrebbe essere reso più svelto grazie a due nuovi “Ius” che attualmente non sono presenti nell’ordinamento:
Ius Soli
La Ius Soli conferisce la cittadinanza per “nascita su suolo Italiano“.
Detta così, è in realtà una grossa semplificazione che può portare a pensare sia una legge di cui approfittarsi. Una legge che eccede di democrazia, causando il caos.
Esistono in realtà degli attributi ulteriori per ottenere lo Ius Soli, almeno uno dei due genitori deve infatti avere le seguenti caratteristiche:
- Soggiornare in Italia regolarmente da almeno 5 anni
- Avere un precedente permesso di soggiorno valido (non sono ammessi clandestini)
- Avere un reddito dimostrabile (e quindi un lavoro in regola)
- Superare un test d’italiano che certifichi la conoscenza della lingua e della cultura
Ius Culturae
Si rivolge ai bambini sotto i 12 anni d’età. I genitori di questi bambini posso chiedere lo Ius Culturae per permettere al bambino di ottenere la cittadinanza.
Per fare ciò, si dovrà aspettare il normale ciclo scolastico – scuola primaria più eventuale corso di impiego professionale- e dimostrare che il figlio abbia conseguito nelle giuste tempistiche (almeno 5 anni) il percorso.
A questo punto, entro il diciottesimo anno d’età, potrà essere fatta domanda di cittadinanza dai genitori (la quale non verrà data in automatico, ma verranno semplificati i passaggi grazie al percorso svolto del giovane aspirante cittadino).
Si può comprendere, da questa panoramica generale, che la polemica di altri partiti -i quali sostengono che permettendo il diritto di nascita saremmo “invasi” e “corrotti” – si ritrova totalmente priva di fondamento.
Non è questione di permettere un eccesso democratico, ma sveltire procedure già esistenti e ovviare la cittadinanza a quelle persone che, benché di origine culturale diversa dalla nostra, hanno vissuto e assorbito la cultura italiana, la lingua e hanno la volontà di coltivare il benessere del nostro paese in prima persona.
In ultima nota, è bene sottolineare che molti di questi “non-italiani” stanno cercando da tempo di ottenere gli ultimi due ius e far valere il loro – ovvio – diritto civile, mentre sempre molti più italiani si ritrovano a rinunciarvi, evitando la politica, il voto e i doveri verso lo Stato e la Patria.
Chi può dunque definirsi più italiano degli altri?
– Andrea Mossali
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